2010, FACCIAMO ECONOMIA
04/01/2010 11.30.55
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Tema del dibattito, la necessità di fare il punto sull’anno che ci aspetta, con un occhio di riguardo a una ripresa, mai come oggi tanto attesa.
Ha esordito Massimo Ponzellini che, con riferimento all'attuale congiuntura economica, ha sottolineato come, con riferimento al panorama internazionale “la Grecia non fallirà: questa è l'unica notizia sicura. Diverso il discorso per Dubai dove la crisi appare differente, perché è dovuta alla volontà di creare un mercato artificiale lì dove non ce n'era bisogno”.
Con riferimento alla situazione italiana invece, Andrea Ichino ha sostenuto che “il welfare italiano è fondato sulla famiglia, con ripercussioni a livello di sistema. Essa, infatti, si è sostituita allo Stato su tantissimi fronti come, per esempio, nell'assistenza agli anziani che vengono accuditi all'interno delle mura domestiche piuttosto che presso strutture specializzate”.
E i ricchi, come se la passano? Sostiene Antonio Caprarica che “nemmeno nella peggiore delle crisi, i ricchi piangono. Mediamente sono passati dai 4 miliardi di dollari di patrimonio personale ai 3 miliardi nel punto più basso della crisi. Era dai tempi dell'industrializzazione americana che non si creavano patrimoni così significativi e non si accentuavano in modo così marcato le differenze tra ricchi e non ricchi; patrimoni che sono stati creati attraverso la vendita di bond e dall'appropriazione privata di materie prime (pensiamo, ad esempio, agli oligarchi russi)”.
A proposito delle imprese in difficoltà, inoltre, che sperano nella ripresa e nell'arrivo di un magnate cinese che possa portare nuova liquidità, sembra che ci si trovi di fronte al paradosso della nostra epoca, cioè “che il lusso venga salvato dai comunisti”, ha aggiunto Caprarica.
E, con riferimento all'Italia, anche se le donne lavorano mediamente 80 minuti in più al giorno rispetto agli uomini, come affermato da Andrea Ichino, è necessario tornare a investire in ricerca, come indicato da Antonio Caprarica, perché “se non si fa ricerca non saremo destinati a essere tra i principali dieci paesi al mondo”.
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