CORTINA RACCONTA -


TUTTI (S)CONTRO TUTTI
05/01/2010 16.12.55 -

La riforma sulla giustizia diventa occasione per affrontare il tema delle grandi riforme.  Ad esordire è Enrico Cisnetto, che ha affermato: “La riforma della giustizia è annunciata dal centro destra dicendo cose giuste ma rimane puntualmente lettera morta perché accadono fatti specifici legati a situazioni specifiche”.  
Gianni Alemanno, dal canto suo, ha voluto puntualizzare: “E’ giunto il tempo delle riforme e questo è giusto che avvenga dopo le elezioni regionali. Si aprirà una fase in cui l’intelligenza del Paese deve puntare a riforme condivise, fermo restando che se non è possibile farle bisogna avere il coraggio di farle di parte. Senza riforme dalla crisi non si esce. Sulla giustizia, è fondamentale che anche la sinistra prenda cognizione di questa necessità. Deve finire l’idea che il problema di una riforma della giustizia deve essere solo di Berlusconi. E’ una realtà presente ovunque. E’ necessario che non ci sia l’impunità ma un meccanismo equilibrato”. 
Rutelli ha argomentato: “Bisogna ritrovare la strada dell’equilibrio nell’ambito della giustizia. Esiste un settore della magistratura politicizzato e questo ha tolto credibilità. Chi giudica deve stare nella società ma non deve essere sospettabile di rappresentare un interesse: deve essere al di sopra delle parti. C’è un’esigenza di equilibrio tra i poteri.”. 
Cisnetto, a proposito di riforme, ha aggiunto: “Le riforme istituzionali non sono state e fatte e quando sono state fatte sono state fatte sbagliate perché non concertate. Sono importanti quattro riforme per far fronte alla scarsa capacità produttiva del sistema Italia: aumento dell’età pensionabile in modo decisivo; intervento sulla sanità, riportando la sanità in capo allo Stato; il terzo intervento deve prevedere la semplificazione degli assetti istituzionali (aggregando le regioni più piccole in quelle più grandi; abolendo le province e portando alla metà il numero dei comuni accorpando quelli più piccoli). Per non parlare delle istituzioni di secondo e di terzo grado. È inoltre necessario intervenire in modo massiccio e deciso sulla pubblica amministrazione, operando in modo da renderla più efficiente. Queste riforme a regime porterebbero 100 miliardi da investire costituendo un volano eccezionale; l’intervento di riduzione del debito pubblico non è più procrastinabile poiché ogni anno l’Italia si trova a pagare 70-80 miliardi di Euro di interessi sul debito pubblico. Se si fanno queste riforme strutturali ed economiche si mette il Paese in condizione di ripartire. Occorre una precondizione: l’uscita da questo sistema politico che non è capace di fare queste cose. Nel frattempo, per giungere a questo stato di cose, ci vuole una fase intermedia di grande coalizione”. 
A proposito di grande coalizione, il Sindaco di Roma si è dichiarato possibilista: “Ritengo che la grande coalizione possa essere un sistema prezioso per fare le riforme di cui il nostro Paese ha necessità impellenti, purché si mettano da parte gli inutili estremismi”. 
Proseguendo, Alemanno ha sostenuto che: “E’ necessario misurarsi sul cambiamento in modo concreto. Ci sono meccanismi interni che bloccano capacità di misurare riforme vere. Da questo può nascere una fase diversa”. 
Se per Francesco Rutelli, la differenza tra i due schieramenti sta in Berlusconi per Enrico Cisnetto, è chiaro che: “La lotta politica degli ultimi anni è stata molto più accentuata all’interno dei due poli piuttosto che tra i due poli. Questo bipolarismo non funziona perché questi poli hanno creato loro stessi i germi delle proprie contraddizioni. Quando si parla di grande coalizione non significa mettere dentro tutti. Significa mettere dentro quelli che hanno le maggiori posizioni in comune".
Tra le priorità individuate da Alemanno, la sanità fa la parte del leone: “La sanità è una priorità assoluta e un mostro che non è mai stato domato. Tuttavia non  penso che riportare la sanità in capo allo stato sarebbe la soluzione migliore perché darebbe inevitabili problemi al territorio. Ma la politica deve fare un passo indietro rispetto al funzionamento della sanità. Anche sul versante del fisco devono essere fatte. Bisogna rendere fisiologico la riemersione del sommerso, riequilibrare la tassazione del lavoro per avere meno peso sulle piccole e media imprese”. 
Infine, a proposito delle province, Francesco Rutelli ha concluso: “Non si possono abolire tutte le provincie: ad esempio, non si possono ridurre province come Belluno o Cuneo, ma province come quelle sarde rappresentano un’anomalia che deve essere gestita. Sono ad esempio favorevole all’abolizione della provincia di Roma e di Milano per creare aggregati intorno ai comuni, che siano più funzionali alla gestione del territorio.
La conclusione del mio libro afferma chiaramente che l’Italia avrebbe bisogno di un periodo di concertazione per raggiungere un accordo il più possibile condiviso sulle riforme”.


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