CORTINA RACCONTA -


PROCESSO AI PROCESSI
06/01/2010 17.08.34 -

Il primo tema trattato è stato il rapporto tra politica e giustizia. Ad aprire il dibattito Luciano Violante che ha dichiarato: “Il conflitto tra politica e magistratura non è una questione solo italiana. Possiamo capire come uscire da questa situazione solo depurando la questione dai problemi che riguardano il Presidente del Consiglio. Prima di mettere mano a qualsiasi tipo di riforma bisogna capire per quale motivo la magistratura era un potere periferico oggi è un potere centrale. Lo statuto di un potere centrale è diverso da un potere periferico. A mio giudizio bisogna rivedere due punti: il CSM, che è un organo eccessivamente corporativo e la cui elezione dovrebbe prevedere: 1/3 dei componenti eletto da magistrati; 1/3 eletto dal parlamento in seduta comune e 1/3 dal Presidente della Repubblica tra personalità selezionate sulla base dell'esperienza professionale di altissimo livello; il secondo punto riguarda la responsabilità disciplinare di tutte le magistrature. In merito chiedo che ci debba essere un'alta corte di giustizia costituzionale”.
A proposito del CSM Ayala ha affermato che : “La diagnosi di Violante è corretta ma limitata. La giustizia va vista come un servizio. Il potere che i magistrati devono necessariamente avere è strumentale alla resa di un servizio. E, in questo Paese, la classe politica non ha mai voluto una giustizia che funzioni. Il pool antimafia”, ha poi sottolineato, “e lo dico a scanso di equivoci, non fu fermato dalle stragi di mafia del 92, ma già da Governo e Istituzioni nel 1989. C'è una logica clientelare nel CSM: esso è superiore a tutto, meno che all'ANM di cui è una filiazione. Essendo, dunque, fondato su queste logiche, è ovvio che non sia più affidabile e che vada riformato”.
Sempre sullo stesso tema Carlo Nordio ha sottolineato che: “la politica ha sempre trascurato la giustizia perché vede la magistratura come interlocutore scomodo o potere antagonista. Tuttavia, per far funzionare la macchina, è necessario capire, come ha affermato Violante, dove si è inceppata e una volta fatta la diagnosi e individuata la malattia, aumentare le risorse. In concreto, si tratta di depenalizzare tutti i reati che intasano i nostri uffici e che riguardano i comportamenti meglio sanzionabili civilmente dal Prefetto. L'efficienza della giustizia non è né di destra né di sinistra: piuttosto, vi è una sedimentazione di conservatorismo che impedisce una volontà riformatrice. In realtà, sono riforme che si possono fare a costo zero: la giustizia ha bisogno di efficienza e di volontà”.
Il Garante della Privacy ha poi sostenuto che è “opportuno riappropriarsi di una dimensione politica generale. In una lista di 138, siamo al 131° posto per quanto riguarda la giustizia civile. Questo significa che questo Paese da solo si condanna a perdere gli investimenti stranieri”. E a proposito della privacy, ha concluso: “Per quanto mi riguarda il tema è molto semplice: ho scritto, nel corso del mio mandato, ai vari presidenti e vicepresidenti del CSM che si sono susseguiti, consigliando loro di adottare misure serie a tutela della enorme mole di dati che sono contenuti all'interno degli uffici giudiziari; dati sensibili sia sotto il profilo penale sia, ancor più importante, sotto il profilo civile come divorzi, eredità, dati personali della vita quotidiana dei cittadini: molta attenzione da tutti, ma nessuna risposta concreta”.
Incalzato dalle domande di Arditti, Giuseppe Ayala ha poi argomentato a proposito del Lodo Alfano: “Non mi sottraggo alla questione del Lodo Alfano: nel 2004 - 2005 in aula al Senato, quando ho capito i rischi che si correvano perché si fermavano alcuni precisi processi, in Aula ho posto la seguente questione: facciamo una legge di rango istituzionale. Adesso nel punto in cui siamo io non mi strapperò i capelli se questa norma passerà purché si affronti il nodo della giustizia con serenità”. E, sull'equilibrio tra politica e giustizia, Nordio ha concluso: “E' un equilibrio alterato non solo dall'eliminazione dell'immunità parlamentare ma anche dall'introduzione del nuovo codice di procedura penale che ha dato ai pubblici ministeri un potere immenso che non è agganciato a nessuna forma di responsabilità. Sono dell'idea che questa è una questione che vada risolta, serenamente, pacatamente”.


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